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Il Labirinto
Questo sentiero è estremamente breve. Si tratta di un labirinto artificiale costruito nei pressi della struttura ricettiva nel 2013.
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Si tratta di un labirinto di pietre, grande poco più di 10 x 10 metri, circolare e orizzontale, realizzato presso la nostra struttura ricettiva
il manufatto, nato da una idea del ricercatore e scrittore Giancarlo Pavat. è stato fortemente voluto dal prof. Augusto Carè, geologo,
speleologo nonché presidente della XVI Comunità Montana dei Monti Ausoni. Il labirinto è stato materialmente realizzato dagli stessi Carè, Pavat e Sonia Palombo, utilizzando rocce, pietre, muschi e piante peculiari dell’area falvaterrana e degli Ausoni.
Il labirinto di Falvaterra si ispira alle centinaia di labirinti di pietre e/o arborei, sparsi su prati, spiagge, giardini, boschi, sia antichi che moderni, visibili un po’ in tutto il mondo ma soprattutto nell’Europa settentrionale e Scandinava.
L’esemplare di Falvaterra appartiene alla categoria dei labirinti unicursali (ovvero quelli con una sola entrata, un solo percorso ed una sola uscita, generalmente al centro, proprio come quello con il Cristo affrescato nel chiostro di San Francesco ad Alatri, sempre in Ciociaria, che in inglese vengono chiamati “labyrinths” al contrario dei “Mazes” che sono invece i labirinti multicursali), vagamente spiraliformi, della tipologia che gli studiosi chiamano “cretese” o, più precisamente, “classica” (in inglese “classical”), proprio in riferimento agli esemplari rinvenuti su monete greche e vasi e mosaici pavimentali romani.
Mentre i labirinti “Classici” possono assumere diverse forme geometriche (ad esempio quadrate o rettangolari), una sottocategoria di questo modello è soltanto circolare. Si tratta dei labirinti “Baltici”.
Il labirinto di Falvaterra appartiene, quindi, più correttamente a questa categoria.
Sono chiamati “Baltici” in questo modo in quanto si trovano a migliaia sulle rive del Mar Baltico nell’Europa settentrionale; dalla Svezia (famosissimi e particolarmente grandi sono quelli dell’Isola di Gotland in mezzo al Baltico), alla Finlandia, dalla Lapponia alla Germania del Nord all’Estonia. In realtà si rintracciano anche sulla costa svedese del Mare del Nord (come il famoso labirinto preistorico di Ulmekärr nella regione del Bohuslän), in Danimarca, in Norvegia, sulle isole Scilly al largo della Cornovaglia in Gran Bretagna, nella lontana Islanda, persino nella penisola di Kola affacciata al Mare di Barents ed all’Oceano Artico, ed ancora, in Carelia e nell’Arcipelago russo della Solovetsky in mezzo al Mar Bianco.
Sono stati datati ad un arco temporale che va dalla Preistoria, l’Età del Bronzo, il medio Evo e l’Età moderna.
Non si conoscono i motivi per cui anticamente vennero realizzati questi manufatti in pietra. Gli studiosi e gli archeologi hanno avanzato diverse ipotesi, tutte connesse con il mondo del sacro, del trascendente, della spiritualità. Certamente vi venivano praticati riti connessi all’alternarsi delle stagioni, ai cicli di fertilità e apotropaici per la riuscita di spedizioni di caccia e battute di pesca.
In Scandinavia esistono numerose leggende e tradizioni popolari che mettono in relazione i labirinti di pietre con le creature del ricco folklore locale, come gli gnomi, i folletti, i troll ed altri esseri fatati.
A questo proposito si vedano gli studi e i lavori di numerosi ricercatori europei, come l’inglese Jeff Saward (uno dei massimi esperti mondiali di labirinti), il danese Jorgen Thordrup (1926-2008)e lo svedese John Kraft.
Oggi i labirinti di pietra o arborei vengono utilizzati da diverse università o istituti medici in molte nazioni europee, negli Stati Uniti, in Canada e in Australia, anche per fini terapeutici, di cura di patologia connesse ai disturbi della personalità o all’autismo.
Comunque, l’idea di realizzare un labirinto “baltico” nel complesso delle Grotte di Falvaterra e del Rio Obaco non deve sembrare fuori luogo.
Recenti ricerche (tra cui quelle degli italiani Marco Bulloni e Giancarlo Pavat) stanno dando consistenza alla tesi che i labirinti “baltici” possano essere la rappresentazione allegorica di mura megalitiche oppure di complessi sistemi ipogei, ove le antiche popolazioni ponevano la dimora di divinità ctonie.
Giova ricordare che, tra le numerose ipotesi (nessuna è però riuscita a sgombrare il campo da dubbi e perplessità) avanzate per individuare il mitico labirinto di Cnosso a Creta, abitato dal Minotauro, oltre al Palazzo reale di Minosse con la sua pianta all’apparenza caotica, e a una danza rituale, è stata proposta quella che lo identifica con e le vicine grotte di Gòrtina, in cui gli archeologi hanno trovato tracce di riti e culti.
Inoltre, la figura del labirinto, aldilà di come veniva e viene chiamata, proprio alla luce della sua presenza in popoli, civiltà e culture diverse e lontane tra di loro nel Tempo e nello Spazio, e del fatto che non è mai stato usato come stemma di stati, partiti o movimenti ideologici, è uno dei pochi simboli (se non l’unico) che non divide unisce ma unisce tutti gli uomini.
Quindi, nelle intenzioni degli ideatori e realizzatori, anche in questa veste deve essere visto il labirinto di Falvaterra, un simbolo che vuole affratellare tutta l’Umanità.
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Le informazioni contenute in questo articolo sono state tratte dal sito http://www.ilpuntosulmistero.it/.
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